La Giuria della ventesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2014, presieduta per la sezione poesia da Olivia Trioschi, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:
Sezione Poesia
- Opera 1^ classificata: “Il ragazzo veloce” di Alessia Fiorani, Manziana (Rm).
Vince Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 100 copie – Attestato. Questa la motivazione della Giuria: «Una bambina si aggira per questa raccolta. Non è una bambina da cartone animato, che sorride lieta e spensierata meravigliandosi delle cose. È una bambina che ha occhi lucidi, attenti e impietosi, e orecchie fini che ascoltano anche i suoni più sottili. Poiché è una bambina, il suo universo è animato e fantastico e le sue immagini sono fiabesche, ma non consolatrici. Questa bambina ha una lacrima sul ciglio delle palpebre, ma non ha voglia che qualcuno gliela asciughi con parole dolci e consuete: perché lei vuole sapere di più, capire di più, conoscere di più, anche se costa dolore. Vuole usare il suo linguaggio, dare un nome alle cose per sentire di quale materia e di quali emozioni sono fatte. Perciò, la bambina guarda il cielo sopra di lei e si accorge che “è pieno di aghi”, ma che è impossibile creare un tessuto perché “le crune sono vuote”: e in quest’assenza di disegno e di possibilità la bambina esprime il desiderio di avere un filo, giallo come quella testa bionda che non c’è più e che non ci sarà più – perché per i bambini non esiste domani, è tutto adesso, o mai. E ancora, una lacrima diventa un sasso che testimonia un legame ancora più forte del sangue, mentre un fiotto di caldo amore è un “ricco e selvaggio orto” in cui si aprono ferite e desideri. È lo sguardo crudo e lieve di questa bambina ad aprire sentieri nuovi, accompagnando il lettore allo scoperta di una poesia densa, materica, in cui pensieri e sentimenti si fanno oggetti concreti ma anche simboli che si ricreano, nuovi ogni volta. Per queste ragioni, e per l’emozione che attraversa ogni verso – tessuto come un filo di seta in una rete di assonanze e rime – la raccolta “Il ragazzo veloce” è meritatamente la vincitrice del concorso». Olivia Trioschi
- Opera 2^ classificata: “Variazioni (1977-2013)” di Maria Teresa Laudenzi, Roma (Rm).
Vince la pubblicazione in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito. Questa la motivazione della Giuria: «Di questa raccolta colpisce, per prima cosa, la cura con cui è costruita. L’autrice organizza le poesie in un ordine che è cronologico ed esistenziale al tempo stesso, dipanando pagina per pagina il profilo di una vita, e di un’anima paziente. I primi versi, più antichi, sono freschi e ingenui, ma già si intuisce l’interesse per l’essenzialità e la pulizia verbale che emerge con grande chiarezza nelle prove più recenti. In queste ultime il lavoro di scavo lento e acuto nei significati, e l’attenzione per ogni singolo suono di ogni singola parola, compongono versi brevissimi – quasi degli haiku – che sanno “esplodere” con singolare forza espressiva e potenza, specie in alcuni momenti (ad esempio, in E poi c’è il cuore, oppure in Sera d’aprile), oppure dipanarsi con grazia lieve e saggia autoironia (è il caso di Lucciole e lanterne): la fusione tra essenzialità e profondità intuitiva, insieme con la felice capacità di riassumere vite intere in un solo gesto (si veda Dopo la tempesta), fanno di questa raccolta un bell’esempio di poesia da gustare “goccia a goccia”, senza fretta, come saggiamente suggerisce l’autrice, meritevole del secondo posto». Olivia Trioschi
- Opera 3^ classificata: “Storie di uomini e vicende d’Italia” di Emanuele Ratti, Lambrugo (Co).
Vince la pubblicazione in un quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito. Questa la motivazione della Giuria: «Ed ecco una raccolta particolare, che si inserisce nella linea della poesia civile: i versi di Emanuele Ratti parlano infatti di Resistenza e di guerra, di storia collettiva e di storie individuali. Nei suoi semplici versi, che si sviluppano come piccoli racconti, l’autore rievoca figure di partigiani giustiziati, di uomini e donne deportati verso il nulla, di sacerdoti – veri pastori di anime che sacrificano la propria esistenza per proteggere coloro che amano – e di bandiere di Liberazione. Poi la sua narrazione in versi continua, ripercorrendo i drammi del terrorismo rosso e nero e arrivando sino al dramma attuale, meno cruento ma non meno pericoloso: la perdita di valori e di significati morali, civili, politici. Il tutto sostenuto da una forte valenza etica, dalla consapevolezza di una fede che non si risolve in vuoti riti ma in impegno e riflessione quotidiana, da uno sguardo di speranza e di ammonimento rivolto ai giovani, affinché comprendano il valore della libertà, che è una, indivisibile e non ammette plurali. Un bell’esempio di poesia che si fa messaggio chiaro e onesto, coraggioso e pulito: e per queste ragioni, meritevole del terzo posto». Olivia Trioschi
Opere Segnalate dalla Giuria:
- “Torno subito” di Patrizia Berlicchi, Roma (Rm). Questa la motivazione della Giuria: «Leggere queste poesie è un po’ come tirare il fiato dopo una lunga e bella corsa: fermarsi, sentire il respiro che rallenta, assaporare la quieta stanchezza dei muscoli, guardare il cielo che sembra sempre un po’ più aperto, sentire il vento che soffia, anche quando è sottile e silenzioso. Perché sono poesie dallo sguardo ampio e dal fiato lungo, la cui brevità è contraddetta ed espansa dalla lunga eco di ogni parola. Sono poesie armoniose e semplici, che parlano di vita interiore profonda e placata, anche quando vi si affaccia il dolore: che è comunque un dolore rotondo, intero, assaporato dal cuore come una tonda, dolce caramella; un dolore che non lacera ma viene trattenuto affinché, dopo, possa insegnare a ricucire, ricomporre, sanare. Molte cose si possono trovare in questi versi: la ferita e il conforto, la ricerca e la perdita, l’appagamento e la contemplazione dell’assenza. Ma ogni cosa si tiene e ricongiunge in immagini che puntano sempre, diritte e ferme, verso l’essenza del cuore e la pulizia dell’anima». Olivia Trioschi
- “Gente in cammino” di Franca Canapini, Arezzo (Ar). Questa la motivazione della Giuria: «E’ proprio fatta di Gente in cammino, come recita il titolo, questa raccolta. Gente di tutti i tipi, di ieri e di oggi, di qui e di altrove; e cammini di tutti i tipi, in automobile e a piedi, con o senza meta, con o senza compagni di viaggio – ma quest’ultimo è un dettaglio, perché in realtà siamo tutti nello stesso viaggio, che lo si comprenda o no. Per questa poesia itinerante e cosmopolita l’autrice sceglie uno stile sperimentale, muovendosi con grande libertà tra registri linguistici, scelte lessicali e grafiche, immagini delicate o intense e a tratti violente. Sono i versi stessi, oltre ai personaggi che li affollano, a essere in cammino e in esplorazione, senza timore di apparire inconsueti, irriverenti o poco “poetici”. Del resto, che la poesia sia un linguaggio e un’arte senza vincoli e confini è ormai una conquista definitiva: e dunque l’autrice sceglie consapevolmente di lasciar andare se stessa e i suoi versi nell’entusiasmo dell’immediatezza, della percezione, della rifrazione subitanea tra ciò che si vede, ciò che si sente e quel che si esprime. Al lettore si potrà raccomandare di non farsi scoraggiare dalle prime letture della raccolta: l’autrice sa quel che fa, e mantiene quel che promette». Olivia Trioschi
- “Silloge senza titolo” di Giovanna Luongo, Napoli (Na). Questa la motivazione della Giuria: «Una vitalità irruente e avida attraversa queste poesie, animandole di un’energia che si traduce in vorticare di immagini e di punteggiatura enfatica. A tratti la vena sembra arrestarsi e coagularsi in versi più brevi e fermi, come se fosse necessaria una pausa per riprendere fiato, ma poi riesplode in un linguaggio denso e colorato, che parla di notti metropolitane e antichi riti dionisiaci, di nebbie e fumi, di uomini farfalla e ninfe, saltando coordinate di tempo e di spazio d’un balzo, con la forza del linguaggio analogico. Prima ancora che da pensare, questa è una poesia da sentire, come una sonata di pianoforte: senza cercarvi un significato, ma accorgendosi che il senso è proprio lì, nei mille fili colorati che compongono le molte esistenze racchiuse in questi versi». Olivia Trioschi
- “La tunica della notte” di Maria Pia Ricci, Benevento (Bn). Questa la motivazione della Giuria: «Atmosfere notturne e ombrose reggono i versi di Maria Pia Ricci: oscurità a volte dense e a volte trasparenti, di cui l’autrice esplora la freddezza, il calore e la consistenza, in una ricerca che si snoda sinuosa, con un percorso serpentino che punta al cuore del linguaggio e della parola. È una metapoesia che si interroga su se stessa, sul valore della parola in relazione alle cose, sui significati delle cose in relazione alle parole che li esprimono: le parole appaiono all’autrice come “porcellane ferite”, ma anche come “canti sommessi” che, in fondo, rappresentano l’unica possibilità di far incontrare le “cattedrali di silenzio” in cui ciascuna vita si riassume e si conclude. Non il chiarore del giorno, ma l’oscurità della notte, che vela gli occhi e apre gli altri sensi, può forse guidare l’uomo a trovare altre parole e altri significati, capaci di accendere la scintilla dell’intuizione, svelando ciò che sempre sfugge: il senso ultimo della vita e dei linguaggi attraverso cui le vite vengono narrate, troppo spesso mistificate, troppo di rado autenticate. La sfida dell’autrice è proprio questo: trovare parole vere per raccontare la vita, il silenzio, l’essere.». Olivia Trioschi
- “Cinque movimenti” di Lia Serafini, Vicenza (Vi). Questa la motivazione della Giuria: «Legno, Fuoco, Terra, Metallo, Acqua: cinque movimenti per cinque elementi, perché poesia fa rima con alchimia. Entrambe, poesia e alchimia, sono ricerca, curiosità, segreto e qualche volta – ma solo qualche fortunata volta – tesoro. La ricerca poetica e alchemica di questa autrice inizia con il Legno, e con un risveglio che proietta la sua consapevolezza su un orizzonte vasto: infanzia, fiaba, maturità e ricordo sintetizzati nella potente e suggestiva immagine della quercia che genera e protegge; segue il Fuoco, in cui divampano passione e bramosia, ansia di vivere e contemplazione; la Terra segna il movimento della lentezza, dello scavo, dell’umile cammino tra la furia degli elementi; il Metallo è isolamento e durezza, gabbia e luce al tempo stesso; e infine l’Acqua conclude il movimento, come è giusto che sia: nel suo fluire e trasformarsi, l’autrice chiude il cerchio degli elementi, assaporandone la freschezza che disseta e dà vita. Senza dimenticare che senza l’acqua preziosa ogni elemento si sfibra e sfiorisce, così come ogni esistenza». Olivia Trioschi
Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit
La Giuria della ventesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2014, presieduta per la sezione narrativa da Massimo Barile, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:
Sezione Narrativa
- Opera Vincitrice: “l maestro dei sapori” di Jari Lanzoni, San Lazzaro di Savena (Bo) .
Vince Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione dell’opera con la Casa Editrice Montedit con assegnazione di minimo 50 copie. Questa la motivazione della Giuria: «Jari Lanzoni, con il romanzo “Il Maestro dei sapori”, propone un’infernale sfida culinaria che scatenerà la contesa tra alcuni grandi cuochi per soddisfare i palati raffinati dei Duchi di Francia, del Principe di Valois e del giovane figlio Venceslao. La diabolica disfida, suddivisa in tre banchetti, vedrà alternarsi omicidi e ferimenti, menzogne e ricatti, tradimenti e sotterfugi, avvelenamenti e boicottaggi, tra opulente portate e segrete pietanze, che dovranno passare sotto le forche caudine di un terribile assaggiatore imperiale, Guillaume Tirel, detto Taillevent, Gran Cuisinier, mentore del gran cuoco Aubert de Gèvaudan.
Il protagonista è proprio il “grand queux” Aubert de Gévaudan, il “maestro dei sapori”, capace di inventare piatti raffinati e d’incantare con la sua arte, non solo culinaria: la sua vittoria sarà indiscutibile, ma dovrà fare i conti con gli agguerriti rivali e sarà, dall’inizio alla fine, una lotta tremenda, senza esclusione di colpi.
La narrazione è la rappresentazione di uno spettacolo fantasmagorico, superbamente roboante e tremendamente lordato dalle miserie umane, furbescamente giocata sull’orlo dell’incredibile e proiettata in una cucina dell’epoca, con i suoi segreti e i suoi sapori, accompagnata ed esaltata dall’abilità letteraria di Jari Lanzoni». Massimo Barile
Opere Segnalate dalla Giuria:
- “Serena” di Luisa Colapinto, Saluzzo (Cn). Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Luisa Colapinto riesce a far volare la fantasia oltre le vicende umane. La dinamica narrativa è un continuo alternarsi, tra realtà e immersione in una dimensione immaginifica, che apre nuove prospettive nel mondo di una ragazza, sognatrice e amante dei libri: e proprio il vecchio libro custodito dalla madre, tra le cui pagine si nasconde un segreto, sarà il punto di partenza per l’avventurosa ricerca del suo autore e della verità. Un romanzo magico ed ammaliante». Massimo Barile
- “La paglia e il grano – Intorno alla morte di Tommaso D’Aquino” di Stefano Spreafichi, Vigodarzere (Pd). Questa la motivazione della Giuria: «Raffinato romanzo storico che diventa lenta ed inesorabile immersione nella figura di Tommaso d’Aquino e, al contempo, narrazione fantastica che inventa il personaggio di Abella, con il ruolo di sorella minore di Tommaso. Tra realtà storica ed invenzione letteraria si dipana il romanzo di Stefano Spreafichi, con fulminazioni creative e dotte dissertazioni, sempre accompagnate da scrittura impeccabile e limpida, con precisi riferimenti alla ricostruzione storica delle ultime settimane di vita del Santo. Emerge prepotente il messaggio filosofico religioso di Tommaso d’Aquino: “Il peccato non ha annullato la capacità dell’uomo di redimersi, di realizzarsi, di conoscere Dio”». Massimo Barile
- “L’ordine delle tenebre (indagine su di un delitto nascosto ai tempi della dolce vita)” di Maurizio Massaroni, Roma (Rm). Questa la motivazione della Giuria: «“L’Ordine delle Tenebre” è un romanzo elettrizzante, enigmatico e satanico. Un uomo misterioso, un’ombra narrativa, racconta una storia relativa ad un delitto perfetto, che ha visto una donna come vittima: un omicidio occultato, una donna che è stata cancellata e fatta dimenticare anche a suo figlio. L’uomo misterioso potrebbe essere il figlio di questa donna.
Inizia il gioco narrativo costellato da colpi di scena, misteri della massoneria, maghi neri e adoratori di Satana: le vicende del passato ed i misteri occulti si intersecano in un crescendo rossiniano». Massimo Barile
- “Il siberiano – L’infiltrato nel Kgb “ di Vittorio Melis, Laconi (Or). Questa la motivazione della Giuria: «Il titolo del romanzo di Vittorio Melis non lascia spazio a dubbi: narrazione adrenalica che non risparmia colpi di scena e sorprendenti rivelazioni, missioni sotto copertura e intrighi internazionali che vedono coinvolti agenti segreti con storia d’amore che chiude il romanzo come ciliegina sulla torta. Il protagonista Peter Sinclair, il Siberiano, finge di abbandonare il Servizio Segreto d’Informazione inglese e passare dalla parte del KGB: grazie alle sue straordinarie capacità di spionaggio riuscirà a scoprire l’elenco degli agenti segreti del KGB operanti in Gran Bretagna e a ritrovare e liberare un agente misteriosamente scomparso.
Vittorio Melis propone un’avvincente e mirabolante spy story, alimentata dal continuo susseguirsi di intriganti e coinvolgenti vicende, regalando un ritmo serrato che inchioda il lettore fino all’ultima pagina». Massimo Barile
- “Ottolettere” di Massimo Motta, Mondovì (Cn). Questa la motivazione della Giuria: «Romanzo struggente e fortemente ispirato alle vicende della vita stessa che può sorprenderci con la Gioia e schiacciarci, il giorno dopo, come una lattina vuota, scriveva Saul Bellow. Il protagonista consegnerà, su richiesta di un amico ormai gravemente malato, otto lettere a destinatari i cui nomi sono celati all’interno delle lettere stesse: ultimo dono in segno della loro amicizia “perduta”. Una simbolica scatola “magica”conserva una foto scattata dieci anni prima e l’ultima lettera rappresenta il colpo di scena finale magistralmente architettato dal raffinato narratore». Massimo Barile
- “Sinfonie di voci e sguardi – Gesù incontra la nostra umanità” di Anna Piccirillo, Mugnano di Napoli (Na). Questa la motivazione della Giuria: «Anna Piccirillo offre sette racconti che rappresentano incontri “immaginati e attualizzati” con altrettante figure che emergono dalla lettura dei testi evangelici. La sua interessante ed appassionata testimonianza vuole penetrare il lato umano e cogliere ciò che l’incontro con Gesù ha rappresentato in modo unico e personale per ognuno di loro: Maria, la madre di Gesù; Giovanni il Battista; Zaccheo il Pubblicano; Maria Maddalena; Simone di Cirene e Maria di Magdala. L’intenzione autentica di Anna Piccirillo è innalzare ad una dimensione superiore “l’amore che aspira alla sublime realizzazione: l’Amore di Dio”». Massimo Barile
- “L’Elfo della luce” di Claudio Sammarco, Alcamo (Tp). Questa la motivazione della Giuria: «“L’Elfo della luce” è un romanzo fantasy che viene alimentato dalle qualità di narratore del fantastico, che risponde al nome di Claudio Sammarco. La dinamica narrativa miscela sorprendente capacità inventiva e dirompente vena fantastica che accompagnano la costante attenzione nel creare personaggi magicamente catapultati in un serrato susseguirsi di mirabolanti avventure.
Il terribile Dardan, il Re degli Orchi, conquista tutti i regni e gli Elfi, insieme agli Umani sopravvissuti, si rifugiano nell’isola di Flegya, ma è iniziata l’Era delle Tenebre. La predizione dice che un elfo riporterà la Luce, la speranza e la libertà: sarà Etan, il Figlio della Luce, l’umano-elfo che è predestinato ad essere il Liberatore. L’epilogo sarà lo scontro finale tra Etan e Dardan, che segnerà la fine degli Orchi e l’inevitabile vittoria del Bene sul Male». Massimo Barile
- “L’interludio” di Luca Sigali, Seravezza (Lu). Questa la motivazione della Giuria: «“L’Interludio” è un romanzo fantasy che presenta qualità narrative che si spingono oltre le inevitabili limitazioni del genere stesso. Fin dalle prime pagine si avverte la qualità di una narrazione che crea ambienti e personaggi letterari con un approccio originale. I protagonisti saranno catapultati in un viaggio avventuroso e pericoloso, tra Elfi Alati, magie ed indovinelli, mezzi elfi e uno spietato re barbaro: lo scopo è quello di raggiungere il Portale per gli Inferi dove qualcuno vuole portare l’Interludio, un misterioso cubo magico, e proprio in quel luogo dovrà avvenire un sacrificio.
La scrittura di Luca Sigali, capace di coinvolgere ed affascinare, immerge nella vertigine fantastica con il suo estro creativo». Massimo Barile
- “Tutta in bicicletta ovvero Ginger, la panchina e l’uomo dei non ricordi” di Luca Taddei, Castelfiorentino (Fi). Questa la motivazione della Giuria: «Romanzo memoriale e di forti sentimenti che ripercorre l’oceano di ricordi del protagonista Rodrigo, conducendolo verso l’inesorabile percorso d’una desiderata rappacificazione con se stesso e con la sua famiglia. La panchina davanti alla Chiesa di San Pietro a Borgo, la gatta Ginger e l’Uomo dei non ricordi, che chiude dolcemente gli occhi e la mente, riportano in superficie il ricordo più doloroso della sua vita.
Luca Taddei dimostra di possedere maestria narrativa e di saper raccontare con passione le vicende umane che, tra memorie e rimorsi, riconducono sempre all’imprevedibilità della vita». Massimo Barile
Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit
Gli autori sopra elencati riceveranno a giorni lettera a mezzo posta con indicazioni sul premio conseguito e come usufruirne.
La premiazione si terrà sabato 31 gennaio 2015 alle ore 15:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale Assessorato alla Cultura. Gli Autori premiati riceveranno comunicazione a mezzo lettera.
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